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Guida al prepping in 10 passi (prima parte)

“Preparati al peggio e vivi al meglio” è una delle nostre frasi chiave. 

Poche culture al mondo hanno accettato la preparazione come parte della vita quotidiana o interesse comune (vedi: Stati Uniti e Svizzera).

Il termine prepping, invece, è stato spesso associato a gruppi di invasati che attendono la fine del mondo in un bunker artigianale.

Per quanto esistono certamente persone così, la realtà del prepping non potrebbe essere più distante. 

L’obiettivo del prepping non è attendere la fine del mondo, ma bensì costruire un’insieme di risorse, equipaggiamenti, procedure, conoscenze e capacità per essere preparati a scenari pericolosi per la nostra vita. 

Non parliamo solamente di apocalissi nucleari, ma bensì di blackout, lockdown, crisi energetiche, conflitti irregolari e disordini civili, ed una lunga serie di difficoltà che possono prenderci nel quotidiano come su scala mondiale.

Ad oggi è chiaro a tutti nel mondo che possono accadere cose imprevedibili, che neanche pensavamo possibili, e che possono accadere molto in fretta. Sufficientemente in fretta da non darci il tempo di prepararci, come abbiamo visto durante il lockdown con le folle nei supermercati.

Il nostro cervello rettile, il nostro istinto lo sa benissimo e si preoccupa ogni giorno davanti alle mille possibilità che potrebbero accadere, soprattutto nell’attuale scenario mondiale che sembra tendere verso conflitti e difficoltà non indifferenti.

Come facciamo quindi ad evitare di stressarci ulteriormente ed in contemporanea essere preparati?
Questi sono i 10 punti base di un buon piano di prepping:

  1. La mentalità del prepper
  2. Acqua
  3. Cibo
  4. Strumenti da immagazzinare
  5. Costruisci kit di sopravvivenza
  6. Difesa
  7. Impara nuove skill
  8. Piani di emergenza
  9. Simulare
  10. Gruppo e rete sociale

In questo articolo parleremo dei primi 3.

Puoi trovare il resto dei punti nella parte 2 e parte 3 di questo articolo.

1. La mentalità del prepper

Il prepping non è semplicemente una lista di oggetti da comprare, è una scelta.
O meglio ancora, è una specifica mentalità che applichiamo nella nostra vita.  

Significa accettare l’idea che l’impensabile possa accadere, e che tu diventi responsabile per la sicurezza tua e della tua famiglia.
Significa essere proattivi di fronte al disastro invece che passivi.

Negli ultimi 50 – 70 anni il cittadino medio è stato sempre più escluso dall’equazione della sicurezza pubblica, come se fosse diventato un mero spettatore del panorama locale e mondiale, nonché una semplice vittima in caso di disastro o calamità.

Purtroppo questo ha trasformato milioni di persone in individui incapaci di prendersi cura di loro stessi nelle più leggere difficoltà, che siano incidenti d’auto o disordini civili, per non parlare di vere e proprie catastrofi.

Il risultato è lesivo sia a livello psicologico che pratico; psicologico perché una persona che sa di non potersi prendere cura di sé stessa in caso di difficoltà avrà una psiche perennemente impaurita, e dunque passiva.

Pratico perché in caso di difficoltà, la persona non sa cosa fare e aspetterà che qualcuno si prenda cura di lui o lei. 

“Essere” un prepper significa decidere di non arrendersi, e accettare che la prima persona responsabile della nostra sicurezza siamo noi.

Questo singolo fattore cambia tutta l’equazione, mettendoci nel sedile del pilota e non del passeggero, rendendoci abili a compiere decisioni importanti in momenti critici.

Il che ci porta al prossimo punto di cui prenderti cura nella tua preparazione.

Mentalità prepping

2. Acqua

Gli esperti di sopravvivenza fanno affidamento alla regola del “3” per determinare quanto possiamo sopravvivere in situazioni avverse.

3 minuti senza ossigeno, 3 ore esposti a clima avverso (freddo o caldo estremo), 3 giorni senza acqua, 3 settimane senza cibo.

Come puoi vedere l’acqua è in cima alla lista con solo 3 giorni di autonomia, e sarebbe banale ricordare che è fondamentale per la nostra vita.

Ciò che invece non è banale è sapere che dopo anche solo due ore di attività intensa sei già seriamente disidratato, e dopo una decina di ore senza liquidi la tua capacità di processare informazioni o muoverti è seriamente degradata.

Quello che di fatto talvolta ci si dimentica è che senza acqua non si trascorrono tre giorni in forma e poi si muore istantaneamente – la disidratazione è un processo doloroso che inizia dal momento in cui senti la bocca secca.

Dopo anche solo dodici ore senza acqua potresti già svenire e potenzialmente morire.

Questo senza considerare tutti gli altri usi per cui l’acqua è necessaria, come l’igiene, la sanificazione, la cottura, il lavaggio, e così via dicendo. Ecco perché l’acqua è assolutamente la risorsa numero uno di cui devi prenderti cura.

Senza acqua, tutto il resto di questa lista diventa completamente insignificante.

Cosa fare quindi?

A) Acquista grandi quantità di acqua.

In bottiglia sigillata, così da garantire che possa rimanere fresca e potabile per un lungo tempo.
Per ogni persona bisogna contare almeno 2 litri d’acqua al giorno (3 è più prudente), considerando che in stato di crisi si beve di più, non di meno. Razionare eccessivamente l’acqua è l’ultima delle cose da fare in stato di emergenza! Non sai mai di quanta energia avrai bisogno  per agire ed eventualmente sopravvivere.
Dopodiché assicurati di arrivare ad almeno un mese di acqua, ovvero circa 60-90 litri per persona.
Se fai un buon lavoro con gli spazi non ne occupa molto e in caso di necessità potrebbe fare la differenza fra la vita e la morte.
Importante: non dimenticarti degli animali, se li hai. Anche loro hanno bisogno d’acqua, almeno 1 litro al giorno per ognuno.

B) Impara a purificare e raccogliere l’acqua.

Ci sono molti metodi semplici per poter garantire un’acqua pura e potabile, anche in condizioni incerte; metodi che possono evitare una pericolosa dissenteria in momenti difficili.
Prenditi il tempo di acquistare un libretto introduttivo e qualche strumento basilare come pastiglie appositamente fabbricate per purificare l’acqua, o anche solo imparare come bollire l’acqua in sicurezza e senza privarla completamente dei sali minerali.
Così come il raccoglimento dell’acqua piovana può essere salvifico, anche se non per usi potabili, ma come acqua da “lavoro”.
Il fatto che ci sia una “catastrofe” in corso non vuol dire che i vestiti non vadano lavati, o che non serva acqua per cucinare!

C) Impara a conservare l’acqua.

Che sia potabile o “da lavoro”, informati sui contenitori migliori per mettere da parte quantità di acqua più ingenti.
Questo ovviamente in terza priorità rispetto all’acquisto dell’acqua in bottiglia, ma anche quest’ultima va messa da parte in maniera adeguata.
Lasciarla all’aperto ed al sole vuol dire doverla buttare dopo poco tempo, rispetto invece ad uno stoccaggio in un luogo fresco, asciutto e al chiuso, il quale permette un tempo di conservazione notevolmente più lungo.
Prenditi cura della tua acqua, e la tua acqua si prenderà cura di te.

Infine, ricordati la cosa più importante di tutte: In caso di emergenza o catastrofe, l’ultima cosa che mai potrai pensare è che hai troppa acqua.

Come gestire l'acqua nel prepping - riassunto

3. Cibo

Come hai già visto nella regola del “3”, anche senza cibo non andiamo molto lontano. Non solo, avrai anche già realizzato che le 3 settimane di sopravvivenza non vogliono dire che sarai in forma per 3 settimane. Significa che questo è il tempo medio in cui puoi sopravvivere senza alimentarti prima di morire.
Avrai sicuramente ricordi di quando, specie dopo attività fisica intensa, ti sentivi stanco o stanca anche dopo poche ore senza nutrizione.
Diventa quindi imperativo applicare lo stesso ragionamento dell’acqua al cibo.
Ora, a differenza dell’acqua che è sempre la stessa risorsa moltiplicata per un certo quantitativo di litri, la faccenda del cibo è più complessa.

Devi considerare calorie, proteine, carboidrati, zuccheri, grassi, sali e molto altro ancora.

Per prima cosa devi realizzare che in caso di emergenza non avrai il tempo di acquistare il cibo che ti serve. Sarà troppo tardi.
In una vera situazione in cui le cose vanno per il verso sbagliato, gli scaffali del supermercato saranno ormai vuoti o presi d’assalto e anche tutti intorno a te avranno fame.

Ecco perché è importante evitare di uscire all’ultimo per comprare cibo quando tutti gli altri hanno avuto la stessa idea.

Il secondo punto è evitare di pensare che devi uscire e acquistare un’intera scorta in un solo viaggio.
Parti in maniera semplice e man mano espandi la tua dispensa d’emergenza!

In breve la tua dispensa può essere divisa in due categorie per renderla efficace al massimo.

A) Cibo quotidiano

La prima dispensa di un prepper è il cibo che già mangia ogni giorno.
Spesso si pensa che il cibo da “prepping” o emergenze è composto da lunghe file di orrende latte anonime piene di chissà quali orrendi ma nutrienti composti alimentari, quando invece è esattamente il contrario.
Accatastare alimenti che non mangeresti mai è il modo migliore per diventare ignorante sulle tue scorte e, qualora non dovesse verificarsi nulla, buttare via ingenti quantità di denaro.
La prima scorta è costituita dall’aumentare le quantità del cibo che mangi già abitualmente, con un occhio di riguardo a fattori come i valori nutrizionali, la deperibilità, resistenza e facilità di cottura.
Pasta, riso, tonno in scatola e fagioli sono tutti alimenti trovati comunemente nelle cucine familiari, e si prestano perfettamente alle dispense a medio-lungo termine.
Parti da qui ed espandi man mano la tua dispensa così da coprire circa almeno un mese abbondante di consumo alimentare per tutta la famiglia (animali domestici inclusi!).

B) Cibo specializzato

Nel tempo ovviamente saprai riconoscere quali alimenti sono migliori per uno stoccaggio a lungo termine, e potrai quindi favorire certi alimenti per le emergenze.
Questo non vuol dire ricorrere a razioni militari necessariamente, ma costruire una dispensa apposita per le emergenze, dunque da non toccare se non in caso di crisi.
Ciò ti da la possibilità di tenere sotto controllo una “riserva” specifica che ha lo scopo di garantire alimenti particolarmente utili in caso di emergenze, come sacchi di riso, scatole di frutta o verdura, o persino alimenti liofilizzati se sai come prepararli.

Spesso molti survivalisti potranno consigliarti tecniche e attività come:

  • fare una scorta di semi di sopravvivenza
  • imparare a costruire e progettare un giardino di sopravvivenza
  • Imparare a conservare i cibi
  • Imparare a cacciare e pescare
  • Imparare a riconoscere le piante commestibili e raccoglierle

Che per quanto validi, sono assolutamente secondari ad avere scorte di cibo ingenti.
Questo per un semplice motivo; se non sei un appassionato del survival, della caccia o dell’outdoor, quante sono le probabilità che ti metterai a imparare le skill sopra presentate?
Siamo realistici.
Imparare a cacciare richiede mesi di preparazione e dedizione, così come conservare alimenti o costruire un giardino alimentare per renderti autonomo.
Questo non vuol dire che non siano cose che eventualmente non farai mai, ma è bene prendersi cura delle priorità nel modo più efficace ed efficiente possibile.
In questo caso – fare scorte! 

Mentalità, cibo e acqua ora sono coperti. Puoi passare all’azione!
Puoi mettere giù i primi tre pezzi del tuo piano – e seguirmi nella parte due per parlare dei prossimi 3 punti: strumenti, kit di sopravvivenza e difesa.

Vediamo come rendere la tua casa e il tuo ambiente non solo pronto alle evenienze per i bisogni base – ma anche in grado di rispondere alle crisi.

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