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Lavorare con l'argilla

Fare ciò che si ama, amare ciò che si fa: qualche consiglio per la felicità sul lavoro

Dieci anni fa la mia vita era completamente diversa: vestivo la divisa della Polizia di Stato e svolgevo con dedizione il mio lavoro.

Fin da quando ero bambino, ho sempre seguito i miei desideri e ho sempre avuto modo di dedicarmi a essi.

All’età di circa 6 anni, quando per ogni essere umano è normale riuscire a sognare, ricordo che affermavo: “da grande voglio fare il poliziotto col cane”.

Dopo molti anni da quel momento, raggiunsi esattamente ciò che mi ero prefissato: lavoravo in Polizia, nei Reparti Speciali, col mio cane di nome Tango.

La mia vita era molto diversa all’epoca, non conoscevo la crescita interiore, non avevo mai svolto lavori sulla spiritualità e la consapevolezza finanziaria era ancora lontana dall’essere manifestata.

Nonostante questo, il focus della mia esistenza è sempre stato riassunto da una frase: fai ciò che ami!

Tuttavia quante persone possono affermare che la loro attività professionale sia esattamente ciò che desideravano da piccoli – o che a prescindere coincida con ciò che amano?

Amare o non amare il tuo lavoro?

Quando parliamo di ciò che si ama fare, vi sono due tipi di modalità di pensiero completamente opposte e diverse.

  1. Fai ciò che ami ma non farne un lavoro
    Non fare di ciò che ami un lavoro, perché altrimenti sarebbe impossibile staccarsi e si lavorerebbe di continuo.
  2. Fai ciò che ami e fanne un lavoro
    Questo approccio afferma che se ami ciò che fai, allora non lavorerai neanche un giorno nella tua vita e riuscirai a essere più felice.

Ora ti dico cosa penso io di queste due affermazioni. Ritengo siano entrambe errate.

Errore 1 – Nel primo caso mi domando: come mai dovrei dedicare una vita intera facendo ciò che non amo, per poi avere modo di staccarmi e fare ciò che amo? È forse un messaggio, fin troppo esplicito, che vuol far passare l’idea secondo cui la pensione sia l’obiettivo a cui aspirare? 

Se desideri fare qualcosa che non ti piace, ogni giorno, per i prossimi 30 anni, per arrivare a 75 anni dedicandoti finalmente a ciò che ti piace – allora è bene che tu sappia che le statistiche parlano chiaro. 

Un lavoratore medio che arriva al momento della pensione si godrà il suo status per ben poco tempo: una media di 2-3 anni prima di incontrare la grande mietitrice. Come mai? 

Forse perché ha passato 30 anni della sua vita sviluppando tossine, accumulando stress e fatica facendo ciò che non amava? La domanda deve far riflettere.

Errore 2 – Nel secondo caso, invece, il punto più importante a cui dobbiamo prestare attenzione per non sbagliare è spostare lo sguardo sulla parola “lavoro”. 

Cos’è per te il lavoro, che ancoraggio hai con questa parola?

Per me e per noi il lavoro è: fare ciò che ami apportando un grande valore al mondo, per cui il mondo sia disposto a ricambiare con un grande valore.

Con questa definizione… Perché non dovrei lavorare neanche un giorno? Amo ciò che faccio e amo che esso sia un lavoro!

Semantica a parte, ritengo sia importante guardare cosa facciamo ogni giorno nel momento in cui decidiamo di fare un cambio nella nostra vita. Questo è necessario per la trasformazione da una situazione che non ci piace a una desiderata.

Il lavoro, la parte professionale, il business sono uno dei punti chiave di qualunque cambiamento di vita. 

Spesso è uno dei punti che blocca le persone perché è fortemente radicato. Bisogna cambiare software e imparare a pensare in modo differente, sentire la realtà in un altro modo.

Per me un mantra è: “nella mia vita posso fare esattamente ciò che amo e renderlo la mia professione”. Potrebbe suonare solo come una citazione o un aforisma meraviglioso, ma ti garantisco che è molto di più.

Prima però di prendere decisioni impattanti, come lasciare completamente l’impresa, licenziarsi da un lavoro da dipendente, inizia a dare a te stesso possibilità diverse.

Dai alla tua persona la possibilità di considerare che la vita non sia esattamente come hanno tentato di farci credere, sia dal confronto con le persone che hai conosciuto, sia dall’educazione scolastica o familiare che hai ricevuto.

Tutti noi abbiamo la possibilità di fare ciò che amiamo

E se non sai qual è il “ciò che ami”?

Prima di tutto ricordati che né io, né nessun altro può dirti ciò che ami fare perché l’amore che provi per una missione, una causa, una pratica… è tuo e solo tuo. Come potrei mai dirti, ad esempio, se sei innamorato o innamorata di quell’uomo o quella donna?

Per testare il tuo amore o scoprire un amore che, magari, fai fatica a trovare, ti suggerisco di fare un semplice esperimento che penso ti possa aiutare ad avere successo in questa ricerca

Prendi 10 euro, recati dal giornalaio più fornito che conosci e acquista 10 euro di riviste specializzate. In cosa?

Scegli tu! Lasciati guidare dai titoli, dai colori o da ciò che attira la tua attenzione, la cosa più importante è che non ci pensi troppo.

Vedrai che, a un certo punto, i tuoi acquisti prenderanno forma e direzione: le riviste che hai scelto avranno un tema in comune e apriranno una finestra su quel che davvero ami. Ad esempio, un appassionato di scrittura, lingua, enigmi o cultura potrebbe avere un interesse per le riviste di enigmistica, per fare un esempio basato su un solo tipo di giornale. Dovremmo poi considerare, degli altri giornali acquistati, qual è l’argomento che li accomuna.

Quel punto che li caratterizza in comune rappresenta ciò che ami!

Comincia da questo piccolo passo: cambiare la tua esistenza a volte sembra quasi impossibile, ma non è altro che la sequenza di tanti passi, uno dietro all’altro.

Al tuo cambiamento!

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Commenti

2 risposte

  1. Complimenti Mahigun articolo molto interessante.
    Molto amletico se vogliamo.
    Mi ha dato molti spunti di riflessione, così come quando ne hai parlato nelle tue dirette..
    Dal quello che posso comprendere diventa importante chiedersi come posso fare a dare valore a quello che faccio e se ci metto il cuore in quello che faccio…
    Grazie Mahigun per tutto!!!
    🤗

  2. E’ molto bello leggere la storia o la vita, dico vita, perché la parola “storia” mi dà l’idea di una “storia” sotto tutti i punti di vista, soprattutto in questo periodi storico che di insegnamente ce ne sta dando tanti, uno dei queli, che la “storia” è sempre la storia narrata da qualcuno spesso a suo vantaggio.
    Tornando al primo capoverso, stavo dicendo, che è sempre bello leggere la vita di persone che hanno seguito i loro sogni, la loro indole, che hanno colto l’occasione facendola diventare un punto di forza, il così detto cavallo da battaglia! brutto termine per raffigurare una azione in realtà bella, almeno in questo caso.
    Leggere di persone a noi vicine che ci raccontano i loro successi, la loro vita vissuta appieno è confortante e rassicurante ma dovrebbe essere anche stimolante, forse soprattutto stimolante.
    Una cosa che trovo curiosa, è la difficoltà che abbiamo a trovare il nostro talento, sembra queasi che non troviamo il nostro talento perché nel profondo non sappiamo bene chi siamo?
    Bisogna sempre ricominciare da sé e fare una ricerca interiore per scopire cosa è questo “sé”, dobbaimo scoprire chi siamo per tirare fuori cosa possiamo fare e dobbiamo farlo!

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